Scomposizione dei confini diagnostici e ruolo dei nuovi trattamenti
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“Un periodo buio questo per la psichiatria…” spesso si ascoltano queste parole nelle discussioni informali tra colleghi. Certamente siamo lontani dagli anni d’oro delle neuroscienze, iniziati alla fine degli anni ottanta del secolo scorso e terminati meno di 10 anni fa, quando continuamente nuovi farmaci entravano in commercio promettendo maggiore efficacia e migliore tollerabilità e ai congressi, nazionali e internazionali, l’elevato numero di partecipanti consentiva una più approfondita conoscenza delle patologie e dei loro trattamenti, farmacologici e psicoterapici.
A uno sguardo più attento, tuttavia, ci si rende conto che lo spegnersi dei riflettori e l’assenza di investimenti da parte delle grandi aziende non hanno affatto determinato la fine della ricerca e delle novità in campo psichiatrico. Anzi, oggi a livello internazionale è in corso un vivace dibattito sui criteri da utilizzare per la diagnosi, a cominciare dalle critiche avanzate a quelli proposti nell’ultima edizione del DSM, sono aumentati gli strumenti psicologici di provata efficacia a disposizione e infine, sono state avanzate nuove ipotesi patogenetiche per alcuni dei più gravi e diffusi disturbi da cui potrebbero derivare nuovi trattamenti che integrino, e persino sostituiscano, quelli tradizionali.
Obiettivo del Corso è analizzare e discutere, con l’aiuto di colleghi particolarmente esperti sui singoli temi, le proposte di ridefinizione dei confini diagnostici e l’individuazione di nuove patologie, il ruolo della neuro-infiammazione e del microbioma nei disturbi dell’umore, le nuove tecniche di intervento in psicoterapia cognitivo comportamentale e le più recenti evoluzioni della prassi psicoanalitica.