Un viaggio nel mondo della sospettosità. Dalla semplice diffidenza alle gravi forme di pensiero delirante.
Quanto spesso ci capita, o ci è capitato, di pensare “ma allora ce l’hai con me!”.
A volte è un pensiero veloce, che può sorgere in momenti di stanchezza o di rabbia e si dissolve facilmente. Altre volte invece è un allarme, suscitato da una salutare prudenza che ci invita a guardare oltre l’apparenza e, se opportuno, ad alzare il livello di attenzione. Altre volte ancora invece è un pensiero persistente, difficile da mandar via che inquina la nostra quotidianità. Più raramente si tratta di un vero proprio pensiero delirante basato su interpretazioni irrealistiche di un’esperienza.
Riguarda tutto questo l’ultimo libro di Leonardo Tondo, psichiatra e giornalista, dal suggestivo titolo “Qualcuno ce l’ha con me”, il cui sottotitolo “Dal pregiudizio alla paranoia” anticipa l’ampiezza della prospettiva a cui il lettore viene invitato.
Con una scrittura rigorosa ma immediata, l’autore ci guida tra le varie pieghe del pensiero diffidente e paranoico attraverso la dimensione storica, l’inquadramento scientifico (molto interessante il confronto tra modelli esplicativi), fino alle implicazioni nella nostra quotidianità. Il tutto arricchito dal racconto di casi conosciuti e da piacevoli divagazioni personali (“I passeri di Boston sono meno diffidenti di quelli romani?).
Il punto di forza del libro, a mio avviso, è come l’ampiezza della prospettiva sia coniugata con la cura dei singoli aspetti trattati. Una lettura che per me è stata simile ad una passeggiata su un alto pianoro di montagna aperto ad un bel panorama a 360 gradi avendo a disposizione molti punti di sosta con potenti binocoli attraverso cui osservare nel dettaglio tutti i particolari.
Di questo ampio panorama ho apprezzato soprattutto le continue riflessioni sul confine tra normalità e patologia. L’immagine della “piramide inversa, con la base nella normalità e la punta malata” usata dall’autore mi ha aiutata a ragionare sul vero e proprio disturbo paranoico, un disturbo definito e con varie possibilità di cura, e su quell’area ampia e mutevole, in cui tutti possiamo trovarci, descritta da sentimenti che si intrecciano continuamente: pregiudizio, sospetto, dubbio, diffidenza, complotto, gelosia, ma anche prudenza, difesa, prevenzione. Aspetti che sono con noi da sempre, perché hanno giocato un ruolo fondamentale nella nostra storia evolutiva, e che possono ancora condizionare, positivamente o negativamente, la nostra vita sia a livello individuale che collettivo.
Condivido pienamente l’invito finale dell’autore alla conoscenza come strumento per contrastare la chiusura e l’isolamento che i pregiudizi inequivocabilmente determinano.
“Si è ripetuto molte volte che l’ignoranza favorisce la paranoia e i suoi derivati, e prim’ancora le opinioni rigide e inattaccabili che capipopolo, governanti, re o dittatori hanno pronunciato spesso anche in nome del loro dio. La conoscenza è un’arma fortissima contro i pensieri persecutori in grado di evitare catastrofi.
Utilizziamo anche noi le nostre conoscenze per combattere il pensiero paranoideo.”
Un invito alla conoscenza che significa apertura, curiosità, sospensione del giudizio ma anche attenzione e maggiore consapevolezza dei valori personali e collettivi, perché le parole che ruotano intorno al pensiero “Qualcuno ce l’ha con me” siano accompagnate anche dalla parola rispetto.
Un libro che suggerisco, molto adatto al nostro tempo in cui il confronto con la novità e la diversità ci riguarda ogni giorno.
Qualcuno ce l’ha con me. Dal pregiudizio alla paranoia.
Leonardo Tondo
Baldini e Castoldi Editore, 2017