Depressione e ansia postpartum. Fenomeni tanto diffusi ma ancora troppo nascosti

Roberta Necci, 11/12/2017
ansia postpartum

Depressione e ansia postpartum, dai fumetti l’aiuto a contrastare lo stigma.

Circa il 13% della donne in gravidanza ha la probabilità di sviluppare una depressione dopo il parto. È un dato antico come il mondo che i moderni contesti sociali occidentali hanno solo reso più evidente. Quando la quotidianità di una neomamma avveniva in gruppi familiari più “affollati” il maggior sostegno, sia pratico sia emotivo, garantito dalla presenza di altre figure femminili rappresentava un fattore protettivo. Un eventuale depressione o l’eccessiva ansia per la gestione del nuovo piccolo, erano meno soggette a fattori aggravanti quali stanchezza, mancanza di sonno, sensazione di solitudine.

L’importanza della prevenzione
Nel 2016 un articolo comparso sull’importante rivista JAMA la USPSTF (US Preventive Services Task Force), un’organizzazione indipendente che si occupa di prevenzione, ha rivisto le linee guida relative alla depressione includendo per la prima volta tra i vari screening da effettuare durante la gravidanza, anche un’indagine sul rischio di sviluppare un episodio depressivo. Il suggerimento nasce da evidenze scientifiche che dimostrano quanto una depressione non trattata possa avere conseguenze negative sul benessere del bambino e della mamma.

Gli aspetti da considerare sono:

  • l’aver già sofferto in passato di depressione
  • la familiarità per disturbi depressivi
  • lo stato emotivo della donna

Cosa fare se qualcosa non va
In tutti i casi l’importante è parlarne.

Purtroppo anche la depressione e l’ansia postpartum sono gravate da pesanti pregiudizi, e chi ne soffre spesso chiude dentro sè stessa pensieri e stati d’animo di cui si vergogna perché contrari all’idea che l’arrivo di un figlio sia un momento di grande gioia.

Per contrastare lo stigma il Postpartum Stress Center di Rosemont in Pennsylvania (US) ha dato l’avvio alla campagna #speakthesecret con l’obiettivo di “sfatare il mito che tutte le neomamme si sentano benissimo rispetto all’essere madri” e incoraggiarle a non chiudersi nel silenzio. Le ideatrici della campagna hanno usato i fumetti come strumento comunicativo e, come spesso accade, anche in questo caso la grafica si mostra molto efficace nel mostrare “le parole che le donne dopo il parto non dicono”.
Le donne che hanno aderito alla campagna riferiscono di sentirsi sollevate nel leggere pensieri simili ai loro e che questo le ha aiutate a parlarne con minore vergogna.

Uscire dall’isolamento è il primo passo per capire come affrontare il problema. In presenza di chiari sintomi depressivi o di un vero e proprio disturbo d’ansia le linee guida suggeriscono di far scattare l’avvio precoce di sostegno alla neomamma o di una psicoterapia, o ancora, nei casi più gravi, di una terapia farmacologica.

 

 

 

 

 

 

 

Autore: Roberta Necci