Disfunzioni della sfera sessuale

di Roberta Falcini

Le più diffuse disfunzioni sessuali, i falsi miti e le implicazioni psicologiche che le peggiorano descritti da una psicoterapeuta cognitivo comportamentale esperta nel loro trattamento

Quando parliamo di “disfunzione sessuale” ci riferiamo ad una serie di difficoltà che possono verificarsi nel corso del rapporto sessuale. Per meglio comprendere tali disfunzioni è utile ricordare che, sia nell’uomo sia nella donna, la risposta sessuale può essere suddivisa in quattro fasi: desiderio, eccitazione, orgasmo e risoluzione.

La fase del desiderio è caratterizzata dalla comparsa di un forte bisogno fisico e mentale di avere un rapporto sessuale, in genere accompagnato da fantasie erotiche. Sul piano fisiologico si attiva il sistema limbico, l’area del cervello che governa le emozioni, e si modificano le concentrazioni di alcuni neurotrasmettitori cerebrali (sostanze che permettono alle cellule nervose di “parlare” tra di loro): si verifica  un aumento della dopamina, che sollecita il desiderio, e una riduzione della serotonina, che lo inibisce.

Nella fase di eccitazione compare una sensazione di piacere sessuale accompagnata da cambiamenti fisici, l’erezione nell’uomo e la lubrificazione nella donna. Questi cambiamenti si realizzano grazie ad un sofisticato meccanismo di origine  neurovascolare che, facendo confluire grandi quantità di sangue a livello dei genitali, determina l’inturgidimento del pene e l’erezione nell’uomo, la congestione del clitoride, delle grandi labbra e della vagina e la lubrificazione nelle donne.

La fase di orgasmo consiste nel raggiungimento di un picco di piacere sessuale, intenso e involontario, che viene avvertito a livello della vagina, del clitoride e dell’utero dalla donna, del pene, della prostata e dei testicoli dall’uomo. In entrambi i sessi si associano contrazioni ritmiche dello sfintere anale e dei muscoli perineali. La fase di orgasmo nell’uomo è sempre molto intensa, nella donna può invece manifestarsi come un picco netto, o come una sensazione modesta e ad andamento ondulatorio, o ancora come un rapido e progressivo incremento della tensione sessuale.

La fase di risoluzione, che segue l’orgasmo, è caratterizzata da una sensazione di rilassamento muscolare e di benessere generale; l’eccitazione svanisce lentamente nelle donne mentre ha un crollo rapido nell’uomo. Durante la fase di risoluzione gli uomini sono fisiologicamente impossibilitati (“refrattari”) ad avere ulteriori erezioni ed orgasmi per un periodo che varia da persona a persona e, nella stessa persona, in base all’età. Al contrario, le donne sono in grado di rispondere a nuove stimolazioni quasi immediatamente.

Le disfunzioni sessuali, tanto per l’uomo quanto per la donna, possono riguardare una o più di queste fasi e possono essere “generalizzate”, se riguardano tutti i partner e tutte le situazioni, o “situazionali”, se sono limitate a un singolo partner o a una specifica attività sessuale. Si definiscono inoltre “primarie” se sono presenti fin dal primo rapporto sessuale, “secondarie” se compaiono ad un certo punto della vita.

I più comuni disturbi sessuali nella donna

Disturbi del desiderio

Disturbo del desiderio ipoattivo (o” anoressia sessuale”)
Questo disturbo, piuttosto comune tra le donne (20-30% dei casi), consiste nell’assenza di fantasie, di pensieri e di desideri sessuali. Chi ne soffre non ha interesse verso il sesso, non ricerca stimoli, non prende iniziativa ma può accettare di avere rapporti senza provare piacere e, allo stesso tempo, senza vivere l’esperienza come negativa.
Spesso la mancanza di interesse è dovuta a problemi psicologici (stress, ansia, depressione, bassa autostima, sensazione di inadeguatezza, scarsa accettazione del proprio corpo, convinzioni religiose, educazione familiare rigida) o di coppia. In questi casi è consigliabile una psicoterapia cognitivo-comportamentale  mirata a modificare pensieri e convinzioni che bloccano un sereno coinvolgimento sessuale.
Altre volte le cause sono di natura fisica (assunzione di  farmaci, squilibri ormonali, patologie fisiche) o situazionale (stanchezza, gravidanza, allattamento) ed è su queste che è necessario intervenire. Da un punto di vista medico, è oggi allo studio la possibilità di trattare il disturbo da desiderio ipoattivo con la terapia della luce.

Disturbo da avversione sessuale
Chi è affetto da questo disturbo prova un intenso disgusto o paura nel momento in cui sta per avere, e talvolta alla sola idea di avere, un contatto sessuale. L’avversione può riguardare un particolare tipo di rapporto, per esempio quello orale, o tutti i possibili modi di fare sesso.
Alla base delle forme generalizzate sembrano esserci fattori psicologici di particolare gravità, come esperienze di stupro o di incesto, pressioni sessuali subite all’interno di un rapporto di lunga durata, oppure un’incertezza sul proprio orientamento omo- o etero-sessuale.
Il trattamento del disturbo da avversione sessuale è centrato sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale che, attraverso un’esposizione graduale, aiuta la persona ad affrontare e superare le situazioni sessuali temute.

Disturbo dell’eccitazione
Consiste nell’incapacità a raggiungere o mantenere un livello di eccitazione adeguato, con conseguente lubrificazione vaginale e inturgidimento clitorideo, per un tempo sufficiente al completamento del rapporto. La mancanza di eccitazione può verificarsi a livello fisico (“disturbo dell’eccitazione genitale”), a livello mentale (“disturbo dell’eccitazione soggettivo”), o ad entrambi i livelli (“disturbo dell’eccitazione combinato”). Questo significa che nella donna, al contrario di quanto accade nell’uomo, l’eccitamento fisico e quello psicologico possono essere dissociati.
È perciò falsa e va sfatata la convinzione che il meccanismo di eccitazione sia uguale nell’uomo e nella donna: si tratta di un falso mito che crea solo inutili incomprensioni nella vita di coppia.
Le cause del disturbo dell’eccitazione possono essere di natura psicologica, da affrontare con la psicoterapia cognitivo comportamentale, o biologiche, da curare con gli ormoni (estrogeni per migliorare la lubrificazione e lo spessore delle pareti vaginali, testosterone per aumentare l’eccitabilità) e/o con la terapia della luce.

Disturbo dell’orgasmo
Per disturbo dell’orgasmo si intende la difficoltà a raggiungere l’orgasmo dopo una sufficiente stimolazione sessuale con conseguente eccitazione. Questa difficoltà può essere totale, il che significa che la persona non è mai riuscita a raggiungere l’orgasmo, o parziale, relativa cioè a determinate situazioni o partner, ed è causa di malessere o disagio.
Il disturbo  può essere dovuto a problemi fisici (malattie neurologiche, interventi chirurgici all’addome…) o, più spesso (fino al 90% dei casi), psicologici. Nel primo caso l’intervento deve mirare ad eliminare, se possibile, i fattori organici, nel secondo caso è necessaria una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Alcune recenti ricerche hanno contribuito a sfatare due falsi miti. Innanzitutto è stato dimostrato che esistono due tipi di orgasmo femminile, quello clitorideo e quello vaginale/coitale, ma che entrambi nascono dalla stimolazione del clitoride mentre non è stata confermata l’esistenza del tanto discusso punto G, cioè una zona della vagina particolarmente ricca di terminazione nervose che, se stimolata, scatenerebbe un orgasmo puramente vaginale.
In secondo luogo, poiché si è visto che a 20 anni solo il 50% delle donne raggiunge l’orgasmo mentre a 35 anni la percentuale sale fino all’85%, sembra ormai chiaro che le donne “imparano” con il tempo come possono avere l’orgasmo.

Disturbi da dolore sessuale
Dispaurenia

Con il termine dispaurenia si intende la comparsa frequente o continua di un dolore a livello genitale durante il rapporto sessuale. Questo dolore può essere dovuto a cause organiche, come infiammazioni, scarsa elasticità dei tessuti, incompatibilità dimensionale, o psicologiche, per esempio uno stato ansioso che riduce la lubrificazione o aumenta il tono dei muscoli della vagina.
Per affrontare il problema nel primo caso è necessaria una terapia medica specifica, nel secondo una psicoterapia cognitivo-comportamentale con ricorso a tecniche specifiche, come gli “esercizi di Kegel”, che consentono di ottenere una migliore dilatazione vaginale.

Vaginismo
Il vaginismo consiste in una contrazione involontaria della muscolatura più esterna della vagina che rende difficile o impossibile la penetrazione, sia col pene, sia con le dita.
Questo disturbo si manifesta più spesso in donne giovani con atteggiamento negativo verso la sessualità o che hanno avuto traumi sessuali e richiede una psicoterapia cognitivo-comportamentale con l’utilizzo di tecniche, come gli “esercizi di Kegel”, che aiutano a ridurre la contrazione dei muscoli interessati portando gradualmente la donna a introdurre il pene nella vagina. Se la causa è di natura organica, per esempio un’infiammazione o una carenza ormonale, il problema si risolve con un’adeguata terapia medica.

I più comuni disturbi sessuali nell’uomo

Disturbo del desiderio sessuale
Chi soffre di questo disturbo, pur avendo una regolare erezione e raggiungendo l’orgasmo, vive il rapporto sessuale in modo meccanico, senza fantasie e senza provare piacere.
Risulta anche in questo sfatato il falso mito secondo il quale i maschi debbano sempre provare desiderio per potare a termine un rapporto sessuale. Soffrono di disturbo del desiderio sessuale soprattutto le persone con depressione o che abusano di alcol o di sostanze stupefacenti.

Disturbo da avversione sessuale
Come le donne, anche gli uomini possono provare un’intensa ansia all’idea di avere un contatto fisico con la partner e la repulsione può riguardare tutti i modi di fare sesso o specifiche pratiche. Le più frequenti cause di questo atteggiamento sono l’aver subito molestie sessuali nell’infanzia/adolescenza e una confusione riguardo  le proprie tendenze omo- o etero-sessuali.

Entrambi i disturbi del desiderio sessuale richiedono una psicoterapia cognitivo-comportamentale che, passo dopo passo, rimuova quegli ostacoli che impediscono di vivere pienamente la sessualità. In presenza di problemi di tipo organico (infiammazioni, carenze ormonali, infezioni, malformazioni, problemi ai vasi sanguigni o malattie cardiache) il trattamento sarà di tipo medico.

Disturbo dell’eccitazione
Questo disturbo, noto anche come disfunzione erettile, consiste nell’incapacità di raggiungere o mantenere l’erezione per un tempo sufficiente ad avere un’attività sessuale soddisfacente. In genere provoca un forte disagio e la persona tende a non affrontare l’argomento con il partner o con uno specialista.
Dietro un problema di disfunzione erettile possono celarsi sia problematiche psicologiche, come un’ansia da prestazione, sia organiche o entrambe. Il primo passo è pertanto valutare con attenzione le condizioni fisiche della persona, ricorrendo ad esami mirati come l’ecodoppler, l’erettrometria notturna e i dosaggi ormonali, per escludere la presenza di malattie in grado di interferire con i meccanismi dell’erezione (vascolari, cardiocircolatorie, depressione, M. di Alzheimer, distrofia muscolare…).
In assenza di una causa organica si può ricorrere ad una psicoterapia cognitivo comportamentale, finalizzata alla gestione dell’ansia e alla ristrutturazione consapevole dei pensieri disturbanti, oppure ad una terapia farmacologica, da assumere al bisogno o continuativamente, con alcuni farmaci introdotti a partire dal 1998 (sildenafil, tadafil e vardenafil) la cui efficacia è stimata intorno al 70% dei casi. Un’ulteriore risorsa, per le forme più difficili e resistenti, è la somministrazione di prostaglandina E1 mediante iniezione nei corpi cavernosi.

Disturbi dell’orgasmo
Eiaculazione precoce
L’eiaculazione precoce rappresenta il problema sessuale di gran lunga più comune tra gli uomini e consiste nella difficoltà a controllare l’orgasmo e l’eiaculazione. Oltre al criterio della durata del coito, che in questi casi può andare da qualche secondo a 1-2 minuti, elementi chiave sono la sensazione di non riuscire a controllare con la volontà l’eiaculazione e il senso di insoddisfazione o di malessere che ne deriva. Con il tempo la persona si scoraggia, pensa che ogni volta andrà allo stesso modo (“ansia anticipatoria”) e questo, a sua volta, crea un “circolo vizioso” che peggiora la situazione.
L’eiaculazione precoce è quasi sempre dovuta a fattori psicologici, in particolare all’incapacità di imparare come ritardare l’eiaculazione; talvolta può essere dovuta ad una ipersensibilità del glande o a precedenti infiammazioni della prostata. Il trattamento può essere psicologico o farmacologico.
La psicoterapia più utilizzata è quella cognitivo-comportamentale  che includa due specifiche tecniche, lo “stop/start” (interruzione della stimolazione quando l’eiaculazione sta per sopraggiungere) e lo “squeeze” (blocco della stimolazione e compressione del pene per evitare di eiaculare). La psicoterapia, oltre agli esercizi pratici, consente di individuare ed affrontare eventuali problemi della persona o della coppia che potrebbero aver contribuito all’insorgenza o al mantenimento del mancato controllo dell’eiaculazione.
Per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, oltre agli anestetici locali si utilizzano alcuni antidepressivi, come per esempio la clomipramina o la paroxetina,  che assunti continuativamente ritardano l’eiaculazione. Di recente è stato introdotto un farmaco specifico, la dapoxetina, che può essere assunto “al bisogno” in quanto, contrariamente agli antidepressivi, entra in azione rapidamente e si elimina in massimo 24 ore con conseguente riduzione dell’intensità e della durata degli eventuali effetti collaterali.

Ci sono diversi falsi miti da sfatare riguardo l’eiaculazione precoce.
Innanzitutto, non è affatto vero che per godere in modo completo dell’attività sessuale l’uomo dovrebbe essere in grado di portare avanti il rapporto sessuale almeno per un’ora.
In secondo luogo, contrariamente a quanto comunemente si crede, non c’è un collegamento tra rapidità di eiaculazione e abitudine a masturbarsi troppo o troppo velocemente.

Eiaculazione retrograda
Detta anche eiaculazione secca, l’eiaculazione retrograda consiste nell’espulsione, in tutto o in parte, del liquido seminale verso la vescica piuttosto che verso l’esterno. Il piacere provato durante l’orgasmo è in genere normale o di poco ridotto.
Le cause sono di natura fisica: disfunzioni del sistema nervoso autonomo o della prostata, complicanze di un intervento alla prostata effettuato attraverso l’uretra.

Eiaculazione dolorosa
Questo disturbo consiste in una sensazione dolorosa che compare, sempre o a volte, durante l’eiaculazione ed è dovuto a problemi organici come un’infiammazione della prostata, delle vescicole seminali o dell’uretra.
Esistono terapie, di tipo medico, mirate a eliminare le cause.

Eiaculazione ritardata e anorgasmia
Questo disturbo, relativamente raro, consiste nella difficoltà o nell’impossibilità di raggiungere l’orgasmo durante il coito e nonostante una stimolazione protratta, con conseguente disagio e frustrazione. Di solito, ma non sempre, la persona riesce ad ottenere l’eiaculazione in un secondo momento, per esempio con la masturbazione.
Le cause sono di natura psicologica (rigida educazione religiosa ricevuta in famiglia, rabbia repressa verso il partner, paura di essere abbandonato, esperienze traumatiche che hanno creato una vera e propria fobia) e il trattamento consiste in una psicoterapia cognitivo-comportamentale che permetta, tra l’altro, di vincere la paura di eiaculare davanti al partner mediante un’esposizione graduale.