di Anita Parena
Quando la tendenza a conservare, risparmiare e collezionare diventa patologica.
Molti anni fa, ancora lontana dalla professione di psicoterapeuta, un articolo rapì la mia attenzione per la sua particolarità. Raccontava la storia di un ragazzo che collezionava fili di cotone trovati in ogni dove: “sentiva la necessità” di conservarli sempre e comunque fino a quando la quantità raccolta costituì un “covone” alto più di un metro che gli impediva di muoversi liberamente all’interno della sua stanza. A differenza di lui i genitori erano preoccupati e chiesero aiuto per gestire l’atteggiamento “così strano” del loro figlio.
Oggi da psicoterapeuta so che quel comportamento singolare è un vero e proprio disturbo definito “Disturbo da Accumulo”, o Disposofobia, dall’inglese “to dispose” gettare, cioè fobia di buttare qualcosa. Un disturbo di cui si parla da tanto in modo più o meno scientifico (molti i film e le trasmissioni televisive, una per tutte “Vite sommerse” trasmessa da Real Time), ma solo dal 2013 il Disturbo da Accumulo, compare come entità definita nel DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), inserita nella grande categoria dei disturbi correlati al DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo).
Il Disturbo di Accumulo può essere immaginato come l’estremizzazione di comportamenti innocui quali il risparmio o il collezionismo. Non raramente infatti occhi meno esperti, per esempio quelli di parenti e amici, possono sottovalutarne l’inizio descrivendolo come un “collezionismo un po’ eccessivo” o un “comportamento stravagante”. Ma anche risparmio e collezionismo se portati all’eccesso possono sfociare in una manifestazioni disfunzionale fino a diventare una vera e propria patologia.
Le persone che ne soffrono finiscono con il vivere in case letteralmente invase da oggetti accumulati in anni e anni dove non vi è più uno spazio adeguato per muoversi, o dove intere aree sono piene di oggetti da non poter aprire le finestre o, ancora, dove diventa pericoloso muoversi per il rischio di essere sommersi e schiacciati dagli oggetti e in condizioni igieniche quasi sempre ai limiti.
Nel Disturbo d’Accumulo è abbastanza evidente la distinzione tra i comportamenti compulsivi tipici del Disturbo Ossessivo Compulsivo, a causa dei quali la persona si sente costretta e infastidita dal “dover fare cose contro la sua volontà” e sopraffatta dall’ansia, e quelli propri dell’accumulatore che vive invece in sintonia con la sua condizione e in totale tranquillità conserva e accatasta oggetti giustificando il suo operato “Come faccio a buttarlo? E se poi mi serve? Per ora lo conservo, poi si vedrà!” “I miei figli non capiscono, hanno la mania di riprendermi, come fanno a non capire che ogni oggetto ha un suo ricordo e, forse, una sua utilità, si arrabbiano con me che non butto mai nulla!”
Accumulare, tenere, conservare e non buttare: mai e niente! Questo è l’impulso impossibile da controllare. Diventa quindi indispensabile per un intervento clinico, un sopralluogo dell’abitazione per stabilire il livello di gravità del disturbo.
Ad oggi non ci sono studi che indichino con precisione quanto sia presente il disturbo in Italia, ma in base a studi eseguiti in altri paesi occidentali si stima che ne soffra circa il 5 per cento della popolazione. Va considerata inoltre la possibilità che ne venga sottostimata l’incidenza, proprio perché da un lato la persona che ne è affetta non la percepisce come fastidiosa e quindi non è motivata a chiedere aiuto, e dall’altro chi le è vicino ne comprende appieno la gravità solo quando le condizioni sono estreme. Per quanto riguarda il trattamento la terapia cognitivo comportamentale è indicata come la più efficace.
A questo proposito è di recente pubblicazione “Il Disturbo di Accumulo” a cura di Claudia Perdighe e Francesco Mancini edito da Raffaello Cortina, di cui suggeriamo la lettura per la completezza della trattazione, l’inquadramento diagnostico e le possibili strategie di intervento.
Uno strumento utile per gli addetti ai lavori ma che può essere di aiuto anche a chi, persona che soffre di disturbo da accumulo o familiari, ha bisogno di informazioni rigorose e scientificamente corrette.
* Le informazioni fornite hanno natura generale e sono pubblicate con finalità puramente divulgative. Per doverosa informazione, si ricorda che la visita effettuata dal proprio medico rappresenta l’unico modo per ricevere una diagnosi corretta e un trattamento efficace.