di Antonio Tundo
Quando l’ansia, uno stato d’animo comune, diventa una preoccupazione sproporzionata e crea una sofferenza continua che invade la quotidianità.
L’ansia è uno stato d’animo in genere transitorio e scatenato da situazioni potenzialmente pericolose come, per esempio, il rischio di una grave malattia, di un incidente, di perdere il lavoro ecc… che ha avuto una funzione vitale nell’evoluzione dell’uomo perché ci ha permesso di riconoscere e di reagire immediatamente alle emergenze.
Se però lo stato di preoccupazione è sproporzionato rispetto allo stimolo che lo causa o è completamente indipendente da un fattore esterno, se crea uno stato di sofferenza continua che rende difficile il vivere quotidiano si configura un vero e proprio disturbo, il disturbo d’ansia generalizzata.
Quanto è frequente
Si tratta di una forma di ansia molto comune, ne soffre tra il 3% e l’8% delle persone, compare tra i 20 ed i 40 anni ed è più frequente tra le donne (in rapporto di due a uno), soprattutto dopo la menopausa.
Come si manifesta
Le manifestazioni dell’ansia generalizzata sono continua preoccupazione, la tensione fisica, i disturbi somatici e i problemi cognitivi.
Chi ne soffre vive in continua apprensione (“non riesco a rilassarmi mai”, “sono continuamente preoccupato”) e si preoccupa eccessivamente per le più diverse e comuni situazioni di vita come la salute dei propri familiari (“quando sento la sirena di un’ambulanza penso subito che sia accaduta una disgrazia a mio marito”; “la notte mi sveglio cento volte per andare a controllare se mio figlio respira regolarmente”), per problemi finanziari o per il proprio rendimento sul lavoro o a scuola. Si tratta di preoccupazioni vaghe, non sempre facili da definire, ma continue che creano uno stato di allarme cronico (“mi sento sempre sul filo del rasoio ma a volte neanche so perché”) e di attesa apprensiva (“è come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro”).
La tensione fisica si manifesta con tremori, contrazioni muscolari, cefalea.
I sintomi somatici più comuni, dovuti all’iperattività del sistema neurovegetativo, sono il respiro affannoso e accelerato, la tachicardia, la sudorazione, la bocca secca e le sensazioni di “groppo in gola” o di “testa vuota”; frequenti sono anche i disturbi gastrointestinali (difficoltà digestive, nausea, diarrea alternata a stipsi) o il bisogno di urinare. Questi sintomi sono in genere leggeri ma fastidiosi e continui.
I problemi cognitivi consistono in difficoltà di concentrazione, facile distraibilità, difficoltà di memoria e di concentrazione.
Frequente è l’insonnia, comunemente di tipo iniziale (difficoltà di addormentamento) o centrale (frequenti risvegli notturni).
Spesso chi soffre di ansia generalizzata non pensa di avere un disturbo nervoso ma si preoccupa solo dei sintomi fisici per curare i quali si rivolge al medico di base o ad uno specialista internista (gastroenterologo, cardiologo). Una consulenza psichiatrica viene richiesta soltanto dopo aver eseguito numerosi esami clinici e strumentali o quando compare uno stato depressivo.
Come evolve
Il disturbo d’ansia generalizzata ha un’evoluzione cronica, anche se si possono alternare fasi di miglioramento e di peggioramento.
La sensazione protratta di preoccupazione e di allarme può causare nel tempo un senso di precarietà che si ripercuote negativamente sui rapporti sociali e familiari e riduce il rendimento sul lavoro o nello studio.
Una frequente complicanza è l’abuso/dipendenza di alcol o farmaci (ansiolitici, antidolorifici, stimolanti o ipnotici) che, assunti inizialmente perché riducono lo stato di tensione, finiscono con il diventare un problema nel problema.
Come si cura*
L’associazione farmaci e psicoterapia costituisce, nella maggior parte dei casi, la cura ottimale. In fase acuta i farmaci più impiegati sono le benzodiazepine (i cosiddetti “ansiolitici”) che consentono una rapida attenuazione della sintomatologia; devono essere tuttavia prescritti per periodi brevi per evitare lo sviluppo di abitudine o dipendenza. Per il trattamento a lungo termine si preferiscono alcuni antidepressivi triciclici, come l’amitriptilina o la trimipramina, o di nuova generazione, come la fluvoxamina, la paroxetina o la venlafaxina. Ulteriori opzioni farmacologiche sono il buspirone, il pregabalin o piccole dosi di antipsicotici atipici, come la quetiapina.
La terapia psicologica che si è dimostrata più efficace è la terapia cognitivo comportamentale, che prevede l’impiego di tecniche di rilassamento, di auto-monitoraggio e di ristrutturazione cognitiva.
Chi soffre di ansia generalizzata può giovarsi della partecipazione a percorsi di Mindfulness, in particolare il Protocollo MBSR e ai Gruppi di Auto Aiuto.
*Le informazioni fornite hanno natura generale e sono pubblicate con finalità puramente divulgative. Per doverosa informazione, si ricorda che la visita effettuata dal proprio medico rappresenta l’unico modo per ricevere una diagnosi corretta e un trattamento efficace.