Per chi soffre di disturbo bipolare lo stile di vita può fare la differenza.
Negli ultimi 50 anni i disturbi bipolari sono diventati più frequenti e hanno assunto caratteristiche più negative perché compaiono sempre prima (nell’adolescenza e talvolta anche nell’infanzia) e, se non curati, hanno una maggiore tendenza alle ricadute.
Secondo numerosi ricercatori e clinici questo cambiamento, che potremmo definire epocale, è da mettere in relazione alla radicale trasformazione dello stile di vita a cui si è assistito in questi anni nei paesi occidentali.
Stile di vita che costringe il nostro sistema nervoso ad affrontare condizioni ambientali e sociali ogni giorno più complesse e in continua trasformazione per le quali non era preparato poiché la sua evoluzione, non dobbiamo dimenticarlo, risale a circa 100.000 anni fa.
Basta fermarsi un attimo a riflettere per rendersi conto dell’accelerazione che ha subito la nostra vita quotidiana: i ritmi sono più incalzanti, il numero di ore di lavoro così come la quantità di impegni e la frequenza dei contatti sociali sono di gran lunga aumentati, le giornate sono diventate degli “elastici” che riteniamo di poter tirare illimitatamente a seconda delle necessità.
E poi si dorme sempre di meno perché si esce di più la sera, si guarda la televisione fino a tardi, c’è sempre più tra gli adolescenti e i giovani l’abitudine di trascorrere parte della notte a navigare su internet o a chattare. Il ritmo sonno veglia, fondamentale per il nostro equilibrio emotivo, è alterato anche dagli ormai comuni viaggi intercontinentali che comportano bruschi cambiamenti di fuso orario.
La moda dell’abbronzatura a tutti i costi e per tutto l’anno, che incentiva le vacanze invernali in località di mare esotiche, ha incrementato l’esposizione alla luce solare.
Si è ampiamente diffuso l’uso di sostanze stimolanti quali caffè, tè, Coca-Cola, cioccolata ed energy drink, l’abuso di sostanze come la cannabis e la cocaina e il consumo di farmaci come anabolizzanti e steroidi. Tutti questi fattori nella maggior parte delle persone causano transitoriamente eccessiva emotività, tensione, irritabilità, facilità a cambiare umore. In chi è più vulnerabile però le conseguenze possono essere ben più importanti in quanto sono in grado di facilitare la comparsa di un disturbo bipolare che altrimenti sarebbe rimasto latente o sarebbe insorto più tardi oppure di aggravarne i sintomi e aumentare il rischio di ricadute se il disturbo è già presente.
Ma chi sono le persone “vulnerabili”?
Essenzialmente coloro che hanno un familiare di primo grado (cioè un genitore o un figlio) affetto da un disturbo bipolare in quanto per loro il rischio di sviluppare la stessa patologia è stimato intorno al 20-25%, cioè quattro volte superiore a quello della popolazione generale.
Attenzione però in quanto predisposizione familiare non significa affatto che si svilupperà la patologia: solo nelle forme più gravi la genetica da sola è sufficiente a determinare la comparsa della malattia. In tutti gli altri casi, la maggioranza, è invece necessario anche il concorso di fattori esterni come gli stili di vita sopra ricordati che andranno quindi evitati.
La consapevolezza di avere una predisposizione ereditaria verso una determinata patologia non è pertanto “un’arma carica puntata contro”, ma un preziosissimo strumento per la prevenzione.
Essere consapevoli di avere una predisposizione aiuta inoltre a riconoscere l’eventuale comparsa dei primi sintomi del disturbo o di una ricaduta e di iniziare tempestivamente le cure per limitarne la gravità ed evitare il rischio di drammatiche complicanze.
In molte branche della medicina si sono ottenuti importanti risultati sul piano della salute pubblica grazie a campagne che suggerivano quale stile di vita adottare da parte di chi, per motivi genetici e familiari, ha un più alto rischio di sviluppare certi disturbi.
Basti ricordare l’importanza, per chi ha una familiarità per disturbi cardiovascolari, di tenere sotto controllo la pressione arteriosa, di ridurre i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi con la dieta e di aumentare l’attività fisica; oppure, per chi ha una predisposizione al diabete, di non esagerare fin da giovane nel consumo di zuccheri e di controllare la glicemica.
Purtroppo non si è ancora fatto strada in psichiatria il concetto di prevenzione con il risultato che non vengono messe in pratica, e spesso sono completamente ignorate, alcune semplici attenzioni che potrebbero essere determinanti nel prevenire la comparsa dei disturbi.
Per ritornare ai disturbi bipolari, in caso di familiarità o di “segnali di predisposizione”, come un umore e un livello di energie costantemente elevati (“temperamento ipertimico”) o particolarmente instabili (“temperamento ciclotimico”), o ancor di più se già il disturbo si è già manifestato è opportuno mantenere un ritmo di vita meno intenso e più regolare, non eccedere nell’esposizione al sole d’estate, ridurre l’uso di sostanze stimolanti, evitare il consumo anche solo occasionale di droghe, comprese quelle cosiddette “leggere”, non alterare il ritmo sonno/veglia e comunque avere un adeguato numero di ore di sonno, recuperando appena possibile quelle perdute.
Si può, quindi, fare qualcosa per mantenere la propria vita sul binario dell’equilibrio ed evitare lunghi periodi di malessere, cure pesanti, problemi sul piano del lavoro (o dello studio), nei rapporti con i propri cari, con gli amici e con la società.