Aumentano i dati scientifici sul rapporto tra fumo e memoria
Fumare, si sa, è un’abitudine insana che ha gravi conseguenze per la salute. Eppure, per molti anni, si è ritenuto che l’uso di nicotina un effetto positivo potesse averlo: ridurre il rischio di perdita di memoria con l’avanzare dell’età e prevenire la malattia di Alzheimer.
Questo potenziale beneficio non è stato confermato.
Nel 2012 uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Archives of General Psychiatry, prendeva in considerazione un ampio campione formato da 5.099 uomini e 2.137 donne di età media 56 anni. Ai partecipanti era stata somministrata una serie di test neurocognitivi, cioè di strumenti che permettono di valutare le più importanti funzioni intellettive come la memoria, la proprietà di linguaggio, la capacità di ragionamento ecc. Il funzionamento cognitivo veniva testato periodicamente dal 1997 al 2009. I risultati dello studio evidenziavano che, almeno per quanto riguarda gli uomini, maggiore era il consumo di nicotina, maggiore la perdita di capacità cognitive.
I maschi di mezza età fumatori mostravano un declino cognitivo più rapido e più importante sia rispetto ai non fumatori, sia rispetto agli ex-fumatori, cioè coloro che avevano smesso di fumare da dieci o più anni.
Il fenomeno non veniva osservato nelle donne, perché, si ipotizzava, le ultracinquantenni avevano inziato a fumare più tardi rispetto agli uomini.
Uno studio coreano più recente del 2018 pubblicato sulla rivista Annals of Clinical and Translational Neurology valutato un campione ancor più ampio di oltre 46.000 uomini. Le donne coreane sono state escluse dallo studio data la loro bassissima propensione al fumo. Anche questo studio conferma che i fumatori mostrano un maggiore rischio di sviluppare una demenza e aggiunge che smettere di fumare per un periodo prolungato diminuisce tale rischio.
Il fumo è quindi riconosciuto come fattore di rischio per lo sviluppo di una demenza, anche se non è ancora chiaro il peso di tale influenza. Il meccanismo con cui il fumo incide negativamente sulla perdita di memoria e, più in generale, sul deterioramento cognitivo probabilmente è collegato ai disturbi cardiovascolari e respiratori, molto frequenti nei fumatori, che causano un minore afflusso di sangue e ossigeno nel cervello
Le evidenze scientifiche suggeriscono quindi che smettere di fumare non sia solo prudente per mantenere una buona salute fisica ma anche per non vedere letteralmente “andare in fumo” la propria memoria e la capacità di ragionamento.
Dato che il numero di casi di demenza nel mondo è in rapido aumento, e si stima raddoppierà nei prossimi venti anni, il suggerimento di smettere di fumare e di uno stile di vita più salutare è quanto mai opportuno.