Integrazione farmaci e psicoterapia: il protocollo dell’Istituto di Psicopatologia

Antonio Tundo, 23/07/2017

Come integrare farmaci e psicoterapia in base alle evidenze scientifiche e alla nostra esperienza.

Una nuova frontiera del trattamento dei disturbi psichiatrici è l’integrazione di farmaci e psicoterapia tenendo conto dei risultati provenienti dalla ricerca scientifica. L’associazione delle due modalità di cura è infatti utilizzata da sempre ma in modo empirico, senza cioè tenere conto se è indicata e se è efficace. In base all’idea che “due è meglio di uno” la combinazione di un trattamento farmacologico e psicoterapeutico è stata, e spesso lo è ancora, proposta sistematicamente, come se fosse una “panacea” utile sempre e per tutte le persone.

Ovviamente così non è e oggi, grazie all’avanzamento delle conoscenze scientifiche e all’esperienza diretta acquisita nel corso di circa trenta anni, presso l’Istituto di Psicopatologia abbiamo sviluppato un protocollo di integrazione che consente di prevedere chi potrebbe giovarsene, quando è opportuno ricorrervi, quali sono le forme di psicoterapia più efficaci nel singolo caso e come deve avvenire l’integrazione.
Al pari di qualsiasi altro trattamento utilizzare contemporaneamente farmaci e psicoterapia ha infatti indicazioni e limiti di cui bisogna tenere conto per non sprecare inutilmente risorse, in termini economici e di tempo.

Quando 
Alla terapia farmacologica viene associata la psicoterapia quando la prima, pur essendo stata seguita correttamente, ha dato risultati parziali, come avviene nel 10-30% dei casi di disturbo di panicodisturbo ossessivo compulsivo e depressione. Oppure quando patologie importanti, come i disturbi bipolari o la schizofrenia, hanno causato perdita dell’auto-stima, insicurezza, difficoltà nei rapporti sociali e non c’è un recupero spontaneo in queste aree anche dopo la risoluzione della sintomatologia. Farmaci e psicoterapia vengono integrati invece fin dall’inizio quando le due terapie insieme hanno maggiori probabilità di successo di ciascuna singolarmente, come nel caso dei

; quando concomita abuso di alcol o sostanze; quando, accanto ai problemi clinici, si evidenziano problematiche psicologiche ed esistenziali o quando è la persona a chiederlo espressamente, purché la richiesta sia adeguata.

Con quali obiettivi
Obiettivo della terapia integrata è, a secondo dei casi:

  • ridurre la sintomatologia che i farmaci da soli non sono riusciti a eliminare
  • potenziare l’azione di questi ultimi per ottenere risultati migliori e più duraturi
  • migliorare la conoscenza della malattia e delle cure
  • modificare stili di vita errati che aumentano il rischio di ricadute
  • sostenere il pieno recupero del funzionamento nell’ambito della famiglia, del lavoro e dei rapporti con gli altri
  • migliorare la conoscenza di se stessi e facilitare i processi di cambiamento

Quale tipo di psicoterapia
Le psicoterapie non sono tutte uguali e non hanno tutte le stesse indicazioni. Esistono infatti decine di scuole di psicoterapia profondamente differenti tra loro per principi a cui si ispirano, tecniche utilizzate, obiettivi che si propongono, durata del trattamento ecc.
La scelta del clinico dovrebbe essere guidata dalle evidenze scientifiche perché negli ultimi anni  alcune forme di psicoterapia, soprattutto quelle definite “brevi” e mirate a specifici obiettivi, sono state sottoposte a prove sperimentali rigorose, simili a quelle utilizzate per i farmaci, che ne hanno dimostrato la validità.
E’ il caso della terapia cognitivo-comportamentale che è efficace nei disturbi d’ansia (disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, ansia sociale), nella depressione e nei disturbi della condotta alimentare. Oppure della terapia interpersonale, utile nella depressione e nei disturbi bipolari.
Per quanto riguarda le patologie più gravi, come i disturbi bipolari e la schizofrenia, più del tipo di psicoterapia è importante invece che il terapeuta abbia una profonda conoscenza clinica di questi disturbi e sappia adattare con elasticità l’intervento al singolo paziente. Per coloro che soffrono di disturbo bipolare o di disturbo ossessivo compulsivo e per i loro familiari è molto utile la psicoeducazione, un intervento con un numero prestabilito e limitato di incontri che li aiuta a conoscere a fondo il disturbo e a capire bene come affrontarlo  in modo da aumentare le possibilità di efficacia delle cure e ridurre il rischio di ricadute.

Quanti terapeuti
La nostra lunga esperienza ci ha insegnato che la soluzione ottimale è un “lavoro di squadra” che consenta di integrare sia gli strumenti terapeutici, cioè farmaci e psicoterapia, sia coloro che li utilizzano, cioè psichiatra e psicoterapeuta.
Lavorare insieme nella stessa struttura, fare parte di un team consolidato significa infatti avere una formazione comune e una consolidata esperienza di lavoro insieme, consente un continuo scambio di informazioni e rende, se necessario,  più facile ed immediato un intervento farmacologico di emergenza.

 

 

 

 

Autore: Antonio Tundo