Con “Destinazione Mindfulness” la letteratura su questa disciplina si arricchisce di una nuova prospettiva, quella del gruppo
Il libro di Nicoletta Cinotti, psicoterapeuta e istruttrice senior di protocolli Mindfulness, non è un nuovo manuale sulla mindfulness e i suoi vari protocolli applicativi, ma, come scrive l’autrice in Istruzioni per l’uso:
“è il prodotto finale di una comunità online, che ha avuto come oggetto un progetto di scrittura partecipativa…Alla voce narrante si uniscono le parole di persone comuni, di professionisti, di autori, di poeti.”
I capitoli ripercorrono i capisaldi della Mindfulness, i pilastri su cui posa la coltivazione della consapevolezza, descritti, o meglio raccontati, con professionalità e autenticità passando attraverso richiamo teorici, esperienze personali dell’autrice, testimonianze, poesie, citazioni.
Nella lettura ho percepito subito la coralità e capitolo dopo capitolo, anzi pilastro dopo pilastro, il rapporto con l’autrice e con chi ha partecipato si è stretto e fatto più intimo fino a quando, alla fine della lettura ho immaginato le persone alzarsi, piegare il proprio tappetino o sistemare la sedia e salutarsi. Come alla fine di ogni protocollo con l’augurio di incontrarsi di nuovo ma, allo stesso tempo, con la sensazione di un contatto che durerà.
Dal mosaico colorato di tante voci emerge con forza l’importanza del gruppo, la vera casa in cui per otto settimane, abita un percorso di Mindfulness. Una casa fatta di omogeneità nella diversità. Omogeneità dettata dall’intenzione di di prendersi cura di se stessi, diversità che si dispiega nelle varie ragioni che conducono le persone a partecipare ad un protocollo.
È in questa casa che le persone impegnate ad allenare la propria mente a coltivare la consapevolezza possono con fiducia condividere tutto ciò che nasce da questa esperienza a volte piacevole, a volte impegnativa, a volte difficile, a volte riposante.
E’ in questa casa che possono osservare ciò che sentono da una prospettiva diversa e arricchire la propria esperienza.
Ed è ancora in questa casa che possono sperimentare la connessione con gli altri attraverso il silenzio.
“Il protocollo di Mindfulness si basa su una regola implicita ed esplicita: quella della condivisione. Un processo che trasforma la classe di Mindfulness in un apprendimento collettivo, in una co-creazione in cui le esperienze di uno arricchiscono, sostengono e nutrono l’esperienza dell’altro.”
L’autrice chiarisce anche con poche ma efficaci parole il ruolo dell’istruttore di Mindfulness, non una persona che distribuisce tecniche e insegnamenti ma qualcuno il cui strumento principale è incarnare la mindfulness nel proprio modo di essere. Consapevole che ogni protocollo è un’esperienza unica ed irripetibile, l’istruttore sa cosa farà ma non come lo farà, perché ogni gruppo è diverso, ogni momento è diverso e lui o lei stessa saranno diversi.
Come suggerisce l’autrice di Destinazione Mindfulness: “Acquistiamo credibilità quindi non per un saper fare, come tradizionalmente avviene nei processi di apprendimento, ma per un saper essere, che mostriamo in tutta la sua vulnerabilità e vitalità”.
Del libro ho infine apprezzato anche la leggerezza della struttura editoriale, soprattutto il passaggio da un capitolo all’altro. Solo il titolo. Poche parole, essenziali. Molto spazio. L’invito ad una pausa.
Destinazione Mindfulness. 56 Giorni per la felicità.
Nicoletta Cinotti
Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, 2015