Le reazioni psicologiche alla diagnosi di tumore.
Sebbene oggi i progressi in ambito oncologico abbiano compiuto grandi passi, di fronte ad una diagnosi di tumore, le persone si sentono improvvisamente più vulnerabili e fanno i conti con incertezza e fragilità. Gesti che prima erano dati per scontati assumono un altro significato e la possibilità di rimanere in salute appare drammaticamente meno salda.
Tutto il percorso che interessa la persona con un tumore, i primi accertamenti, la comunicazione della diagnosi, le terapie e le fasi successive, è connotato da un vissuto psicologico caratteristico. La persona si trova catapultata in un vortice di emozioni intense e contrastanti che accompagnano i diversi momenti del percorso di cura. Molte sono le perdite da elaborare: l’immagine di sé come persona sostanzialmente in salute viene meno, crolla la speranza nel futuro, i progetti personali e professionali sembrano persi e lontani. Qualità e aspettativa di vita si percepiscono drasticamente ridotte.
Come per ogni perdita, anche se simbolica, la mente cerca il modo di incassare il colpo.
Nei suoi studi pioneristici sulla psico-oncologia (la branca della psicologia che si occupa degli aspetti psicologici di chi ha un cancro), Elisabeth Kübler-Ross descrive, attraverso un modello a cinque fasi, le reazioni psicologiche del paziente oncologico nel suo percorso con la malattia.
Le fasi, che possono succedersi in diversi modi e tornare ciclicamente, mettono a fuoco gli stati d’animo, i pensieri e i comportamenti più salienti della persona che scopre di avere un tumore.
1) Shock e negazione.
La mente non è immediatamente in grado di accogliere questa nuova condizione di vita e le risposte psicologiche di shock e negazione della diagnosi hanno una funzione difensiva. La persona è incredula, disorientata, confusa, ha la percezione di andare in tilt
“Non posso crederci!”
“Mi sembra un incubo!”
“Non sta succedendo davvero!”
può arrivare a rifiutare la diagnosi, ponendosi dei dubbi o a negare la situazione in modo più energico
“E se avessero confuso le cartelle cliniche?”
“Forse si sbagliano!”
“Mi rivolgerò ad un altro medico!”.
La percezione del tempo in questa fase può essere distorta, ciò che la persona prova a livello emotivo è così intenso che il tempo sembra dilatarsi. La mente recupera gli eventi precedenti alla comunicazione della diagnosi e cerca di rileggerli alla luce di quanto appena saputo. Si crea un prima e un dopo.
“Fino a ieri, la mia vita era ancora intera!”
“Prima di varcare la soglia dell’ambulatorio, non sapevo di avere un cancro! Tutto cambia in un attimo!”
Questa fase può presentarsi più volte, con forme e intensità diverse. Anche dopo mesi dalla diagnosi e a cure iniziate, la persona può alzarsi al mattino e chiedersi se si tratti solo di un incubo o se sia tutto vero.
2) Rabbia.
In questa fase la persona entra più in contatto con la malattia, realizza ciò che sta accadendo e sperimenta un senso di ingiustizia. Può prendersela con sé stesso, ma può manifestare la sua aggressività anche contro altre persone più o meno vicine
“Perché proprio a me?”
“Proprio io, che non ho mai fumato una sigaretta in vita mia?”
“Perché non mi hanno fatto fare prima quella maledetta TAC!”
“Il medico mi aveva detto che potevo stare tranquillo!”.
Può provare risentimento e invidia per chi si trova in uno stato migliore e sentirsi incompresa, condizione che alimenta la collera
“Non lo capisci, se non ti capita!”
“Dicono bene loro, ma sono io che ho un tumore che mi mangia dentro!”
3) Contrattazione.
È il momento del patteggiamento, la persona passa ad una fase più attiva in cui cerca di esercitare un controllo sulla sua vita. Si impegna ad attivarsi per migliorare il proprio stato di salute, o per ottenere una condizione più confortante. Si può patteggiare con sé stessi, con i medici, con i familiari, fare promesse a dio, ma anche scendere a patti con il diavolo. L’oggetto dell’accordo può riguardare direttamente lo stato di salute, per esempio cambiare stile di vita o iniziare i trattamenti,
“Se mi farà guarire, seguirò tutto quello che mi dicono i dottori!”
“Giuro che non toccherò più una sigaretta in vita mia!”
oppure avere un valore esclusivamente simbolico, religioso o magico
“Se me la caverò, sarò per sempre devota”
“Se mi concentro sul mio male, posso guarirmi”
“Ancora il tempo di conoscere mio nipote e poi non chiederò altro”
4) Depressione.
Una piena coscienza della malattia, del faticoso percorso di cura, della possibilità di morire si accompagnano a tristezza e disperazione. Angoscia, pensieri sulla morte, sofferenza e ansia per il futuro occupano molto spazio
“Non ce la farò!”
“Ho perso tutto!”
“Come potrò dirlo ai miei figli!?”
Questo normale stato di disperazione può essere passeggero oppure evolvere in un vero e proprio stato depressivo, caso in cui è consigliato rivolgersi ad uno specialista.
5) Accettazione.
La persona decide come affrontare la situazione e integra il percorso di cura nella sua vita. Prende le misure con la sua situazione, inizia a fare i conti con gli effetti collaterali dei trattamenti e se ne occupa attivamente. Se la malattia è in uno stadio avanzato sceglie come valorizzare il tempo che ha a disposizione.
Per quanto si tratti di reazioni comprensibili, l’evitamento o il rifiuto della realtà contribuiscono al peggioramento della salute psico-fisico della persona. Diversamente ognuna delle cinque fasi, se accolta e attraversata, può facilitare l’elaborazione e il processo di accettazione della malattia e condurre ad una vita rinnovata
“Una seconda vita”
“Un’altra opportunità”
“Ho dovuto aspettare di avere un cancro, per amare me stessa e gli altri, per iniziare finalmente a vivere”
come affermano spesso i pazienti guariti, o ad un fine vita più lieve, pieno ed intenso.
Quando si incontrano troppe difficoltà
La persona, nel suo lungo percorso di cura del cancro, potrebbe non disporre della lucidità e della forza per fronteggiare la situazione.
La ricerca della vicinanza dei propri cari e il confronto con altre persone che stanno vivendo la stessa situazione sono azioni che possono aiutare a ricevere conforto e vivere con maggiore consapevolezza ciò che sta accadendo. Se poi, procedere per la propria strada e orientarsi attraverso la sofferenza generata dalla malattia risulta particolarmente difficile, può essere utile il sostegno di specialisti che possono aiutare la persona nell’accogliere e trasformare ciò che sta vivendo.
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Roma: Fondazione Federico Calabresi Onlus.