Il mosto cotto di Violette, una storia di consapevolezza alimentare

Roberta Necci, 1/06/2018

Essere più consapevoli di ciò che mangiamo, un viaggio che inizia avvicinandoci al cibo con tutti i nostri sensi.

Daniel Pennac nel suo libro “Storia di un corpo” racconta come un’esperienza alimentare metta in campo non solo gusto e olfatto, cosa che spesso erroneamente pensiamo, ma chiami in gioco tutti i nostri sensi.
Dalle parole dello scrittore francese l’invito ad avvicinarci al cibo aprendo tutte le possibili porte del nostro corpo e ascoltando il dettagliato  e sorprendente racconto che la sensorialità esprime in quel momento.

 

13 anni, 4 mesi, 1 giorno                                                                      Giovedì 25 febbraio 1937

La mamma si domanda come faccia a piacermi il mosto cotto di Violette. Dice che preferirebbe lasciarsi morire di fame piuttosto che mangiare una cucchiaiata di quell’“orrrrrore”! Pretende che tenga il vasetto in camera mia. Non voglio quella porcheria in cucina, chiaro? Solo l’odore mi dà il voltastomaco!

A me del mosto cotto piace tutto. L’odore, il colore, il sapore, la consistenza. Odorato, vista, gusto, tatto, un piacere di quattro sensi su cinque, niente di meno!

  • L’odore. Uva fragola. Mi vedo con Tijo, Robert e Marianne, sotto il pergolato. L’ombra è caldo, profuma di fragola. Si sta benissimo.
  • Il colore. Quasi nero su fondo viola. Quando immergo la fetta di pane e mosto nel latte si crea un alone che si scompone dal viola nero all’azzurro pallido passando per tutte le sfumature dei rossi e dei lilla. Stupendo!
  • Il sapore di fragola. Ma più deciso della fragola.
  • La consistenza. Tra la confettura e la gelatina. Si scioglie ma non scivola. Violette fa la stessa con le more.
  • Ah! Dimenticavo, anche la temperatura. Se lascio il vasetto tutta la notte sul davanzale della finestra e immergo la fetta di pane e mosto nel latte bollente, il contrasto tra caldo e freddo è meraviglioso.

Ma quello che mi piace di più è il fatto che sia il mosto cotto di Violette. E sono sicuro che è il motivo per cui alla mamma non piace.
Domanda: i nostri sentimenti per le persone influenzano le nostre papille gustative?

Per saperne di più sul libro di Daniel Pennac.
Abbiamo letto: Storia di un corpo

 

Autore: Roberta Necci