La paura di volare, una fobia che colpisce circa la metà della popolazione generale.
Viaggiamo sempre più spesso, per ragioni turistiche, professionali, familiari. Molte persone però, pur potendoselo permettere, non riescono a viaggiare velocemente perché trovano intollerabile l’idea di salire su un aereo.
Si tratta di un problema comune, tanto che le compagnie aeree stimano che almeno un quarto dei loro clienti ha paura di volare e sperimenta una notevole sofferenza prima e durante il viaggio.
Il dato diffuso dalle compagnie, peraltro, descrive solo la punta dell’iceberg: la maggior parte di coloro che ha questo problema prova una paura tanto forte da evitare del tutto di salire in aereo, anche se si rende conto delle limitazioni che questo comporta.
Il danno che ne deriva è evidente: non c’è solo il dispiacere di non poter visitare posti nuovi o conoscere culture diverse, ma anche la consapevolezza di dover rinunciare ad interessanti opportunità di lavoro che comportano frequenti spostamenti o anche alla vicinanza degli affetti. Come non capire, quindi, se ad un certo punto compaiono uno stato di scoraggiamento e la sensazione di essere sciocchi perché ci si lascia condizionare da una paura irrazionale?
La storia di ciascun aerofobico, come viene tecnicamente definito chi soffre di fobia del volo, è diversa: c’è chi ha già volato e si è spaventato per avversità, come temporali o turbolenze; chi ha troppa paura dell’altezza e non sopporta l’idea di galleggiare nell’aria; chi, infine, detesta il fatto di non avere il controllo del mezzo su cui sta viaggiando.
I sintomi dell’aerofobia sono quelli tipici delle crisi d’ansia che comprendono sintomi fisici (tachicardia, sudorazione eccessiva, mancanza d’aria, sensazione di oppressione toracica) e sintomi psichici (per esempio, paura di morire, immagini catastrofiche).
La sensazione sgradevole più diffusa è quella di trovarsi in una situazione di pericolo che non si può gestire, percepirsi in balia di eventi incontrollabili e affidati alle capacità di persone sconosciute quali piloti e assistenti di volo. L’assenza di “vie di fuga” fa quindi sentire chi ha paura di volare braccato, intrappolato e impotente, qualunque cosa accada.
Un ulteriore elemento di disagio, comune in chi già soffre di panico, è il timore di avere una crisi in volo con conseguente “brutta figura” davanti agli altri passeggeri. In questo caso alla paura si sommano imbarazzo e senso di inadeguatezza che finiscono con l’alimentare il circolo vizioso.
Da cosa nasce la paura di volare?
Come per altre forme di ansia, dietro questa fobia specifica potrebbe esserci un esagerato bisogno di sicurezza, di stabilità e di controllo, che solitamente inizia durante un periodo di tensione e stress elevati per poi durare anni o, anche, tutta la vita. L’aerofobia, come tutte le fobie, ha poco o nulla a che vedere con l’effettiva realtà e/o pericolosità del volo, che sappiamo essere di gran lunga la più sicura modalità di trasporto, riflettendo piuttosto paure, pensieri e fantasie che la persona ha sviluppato nel tempo.
Cosa accade e cosa fare
Chi comunque percepisce l’aereo come un pericolo reale che innesca una forte reazione di allarme cosa può fare per fronteggiare il problema?
Alcuni, pur provando ansia e forte disagio, cercano di superare la paura e volano ugualmente mettendo in atto strategie di distrazione, per esempio ascoltando musica, impegnandosi in una lettura o conversazione particolarmente piacevoli.
Altri assumono sostanze allo scopo di ridurre l’ansia. È indubbio che dal punto di vista pratico l’uso di farmaci che abbassano il livello di ansia sia di grande aiuto, ma in questo campo il “fai da te” è fortemente sconsigliato ed è meglio rivolgersi al proprio medico. Questi, a seconda dell’entità dell’ansia, dello stato di salute generale della persona e della lunghezza del volo, suggerirà il farmaco più adatto e la corretta modalità di assunzione. In alcuni casi, al fine di evitare l’instaurarsi di un alto livello di ansia anticipatoria e arrivare al giorno della partenza più rilassati, il medico può suggerire l’assunzione di ansiolitici nei giorni precedenti il volo. Un esempio di autoterapia, purtroppo molto frequente ma da evitare e sconsigliare sempre, è l’associazione alcol-ansiolitici.
Si tratta di un’associazione che può avere importanti conseguenze in quanto gli effetti secondari delle due sostanze si sommano e amplificano a vicenda.
In altri casi ancora gli aerofobici tentano di mantenere continuamente il controllo della situazione, prestano attenzione ad ogni minimo particolare, chiedono continuamente informazioni sull’andamento del volo o sulle condizioni metereologiche, studiano l’espressione degli assistenti di volo o concentrano la propria attenzione su ogni rumore o scossone. Questo comportamento, oltre a non favorire il rilassamento, ha un forte effetto controproducente, quasi sempre infatti porta a vedere rischi e pericoli anche dove non ce ne sono.
Per chi preferisce combattere l’aerofobia affidandosi ad un percorso psicologico la terapia cognitivo comportamentale si è rivelata molto utile. Questo tipo di psicoterapia insegna ad affrontare la situazione temuta tenendo sotto controllo le sensazioni fisiche che accompagnano lo stato d’ansia (tachicardia, affanno, vertigini) e che la persona ansiosa tende a vivere con una reattività esagerata, temendole più del dovuto e attribuendo loro un significato catastrofico. Con l’aiuto dello psicoterapeuta la persona imparerà ad identificare i propri pensieri, a mettere in luce le convinzioni erronee o irrazionali che spesso peggiorano lo stato d’ansia, a capire che la realtà può essere interpretata in modi diversi e a rivedere le proprie convinzioni secondo una differente chiave di lettura.
Oltre ai farmaci e alla psicoterapia un efficace metodo per tentare di superare la paura di volare è rappresentato da corsi tenuti dalle principali compagnie aeree.
L’obiettivo di tali corsi non è cercare i motivi che hanno scatenato la paura di volare ma accettare che si tratta di una fobia, quindi di un comportamento irrazionale, e imparare ad affrontarla e a gestirla. I corsi prevedono un’esposizione graduale al volo (dall’entrare in aeroporto, al passaggio ad un simulatore e quindi al volo vero e proprio), una maggiore informazione sugli aerei e sulle dinamiche del volo, incontri con piloti e assistenti di volo. Ogni tappa del programma è associata all’apprendimento di tecniche di rilassamento più adatte alla specifica situazione.
Negli ultimi tempi si guarda anche alla mindfulness come ulteriore risorsa per fronteggiare la paura di volare. Alcune compagnie, per esempio British Airways, propongono corsi di mindfulness per viaggiare senza stress, e tra chi ha partecipato ad Protocollo MBSR e pratica la mindfulness ci sono molte persone che raccontano di volare “finalmente” con minore preoccupazione.
La paura di volare, un tempo un problema che riguardava un’elite di benestanti che potevano permettersi il lusso di viaggiare in aereo, oggi è un fenomeno diffuso e in costante aumento. Per fortuna, grazie alle tante possibilità di intervento ora si possono limitare le conseguenze invalidanti di questa fobia in modo che tutti, con maggiore o minore facilità, possano usufruire delle infinite potenzialità che gli spostamenti aerei offrono.
A chi desidera approfondire questo argomento suggeriamo la lettura del libro “Mai più paura di volare” di Luca Evangelisti, psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, in passato responsabile del programma di Alitalia “Voglia di volare“.
Roberta Necci, Maria Beatrice Toro