Quando e perché ricorrere ad una forma di intervento psicologico per la gestione di condizioni difficili all’interno di una relazione affettiva.
Quando le cose in una coppia non funzionano…
Spesso la scelta affettiva legata al partner non è cosi “libera” e casuale come immaginiamo ma risente dei nostri modelli relazionali, cioè di quei legami che abbiamo costruito nella nostra prima relazione significativa, con la cosiddetta “figura di attaccamento”.
Il contributo della teoria dell’attaccamento (J. Bowlby) ci ha consentito di capire quanto i primi legami affettivi della nostra vita, (i modelli di attaccamento) si possano ripercuotere nella scelta del partner. Anche l’amore romantico ha a che fare con il nostro bisogno di avere qualcuno con cui sentirci al sicuro e con cui avere un conforto emotivo affidabile. Cerchiamo connessione, protezione, qualcuno a cui affidarci. Abbiamo bisogno di sentirci accettati e rassicurati dalla persona amata. E corriamo dei rischi per farlo.
“Le relazioni d’amore non sono patti ma legami emotivi ed hanno a che fare con il bisogno innato di avere un legame emotivo sicuro” (Sue Johnson).
Una relazione è definita da momenti emotivi chiave che possono essere sia positivi che negativi. Alcuni episodi critici negativi possono creare delle disconnessioni e rompere quella sintonia che si era costruita. I partner cominciano a sentirsi delusi, traditi e sentono di non poter più contare l’uno sull’altro. A quel punto si allontanano da quel legame sicuro ed aumenta la paura, la rabbia e il senso di minaccia.
La coppia si disconnette ed inizia a discutere e criticarsi, manifestando collera, in una sorta di richiamo disperato rivolto all’altro al fine di ristabilire un senso di connessione.
Alcuni partner diventano più esigenti e richiestivi, nel tentativo di ricevere conforto, altri si ritirano e si allontano, per proteggere se stessi. In questo modo si stabiliscono dei cicli negativi di interazione (es. inseguimento-ritiro) dai quali spesso è difficile venir fuori da soli. Aumentano la diffidenza, la sfiducia, il senso di impotenza e la ferita può essere così lacerante da generare un profondo malessere individuale e a volte condurre ad una patologia.
Le ricerche dimostrano che le difficoltà coniugali aumentano di dieci volte il rischio di sviluppare una depressione.
Il passare del tempo cronicizza questi circoli viziosi e si giunge al punto in cui la coppia smette di essere quel “luogo sicuro” che dovrebbe essere e diventa fonte di problemi e malessere.
“Quando è opportuno iniziare una psicoterapia?”
“Sarà il momento giusto? Noi andiamo avanti così da anni…”
In una relazione di coppia sono tante le vicende e le fasi del ciclo di vita che devono essere affrontate. Tantissime le difficoltà e i cambiamenti che possono destabilizzare la coppia: da problematiche personali alla nascita dei figli, da possibili infedeltà a manifestazioni di rabbia e di violenza, da problemi sessuali a dipendenze affettive, ecc.
Troppi, a volte, gli ostacoli che una coppia incontra nel suo cammino e nella sua evoluzione. Su questi ostacoli si innescano difficoltà e blocchi nella comunicazione e si strutturano conflitti spesso non risolvibili con facilità, neppure con impegno e tanta buona volontà.
E’ a questo punto che può essere di aiuto una terapia di coppia. Quando la relazione, anziché essere fonte di sostegno e di amore, diventa causa di sofferenza e, talvolta, di amplificazione di problematiche emotive individuali.
“A che serve la terapia? Ormai litighiamo solo e pensiamo di separarci!”
“Io vorrei ma il mio parter non è convinto…”
Un intervento terapeutico ha pertanto l’obiettivo di aiutare la coppia ad uscire da una fase di stallo e superare la sofferenza emotiva che si è generata in entrambi i partner. Nel lavorare con le coppie, etero o omosessuali, il terapeuta si propone di individuare le modalità conflittuali di interazione al fine di superarle. Tuttavia lo scopo di una terapia non sarà sempre e solo quello di risanare le difficoltà di relazione.
A volte il terapeuta accompagna la coppia nella sofferta decisione di separarsi e la aiuta attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza, fornendo sostegno sulla gestione delle difficoltà connesse alla separazione, non ultime, quelle relative al rapporto con i figli. E’ importante, affinché la terapia sia efficace, che entrambi i membri della coppia siano motivati e pronti ad impegnarsi per lavorare su se stessi e sulla relazione.
Altro aspetto fondamentale è la creazione di una buona alleanza terapeutica tra i componenti della coppia e il terapeuta, in modo da poter creare un contesto di fiducia ed empatia.
E’ bene chiarire, inoltre, che il terapeuta non è una terza persona esperta dei problemi di coppia a cui poter delegare decisioni o da cui aspettarsi direttive e indicazioni. Il terapeuta è un ‘collaboratore’ della coppia, che, favorendo l’espressione delle problematiche emotive sottostanti il conflitto, la mette in condizione di sperimentare nuovi modi di stare insieme e di fare scelte consapevoli.
“Ma come funziona la terapia? Su cosa lavoreremo?”
Durante un percorso psicoterapeutico di coppia si definiscono le questioni inerenti il conflitto che porta in terapia. Si individua e analizza il circolo vizioso attraverso il quale il conflitto si esprime ed il problema viene riformulato nei termini di tale ciclo negativo, delle emozioni sottostanti e di quei bisogni di attaccamento che nella coppia non sono stati soddisfatti.
Quindi si lavora per modificare questi meccanismi: attraverso la loro comprensione ed un’espressione più funzionale di bisogni e desideri il circolo vizioso si spezza e si può costruire un legame emotivo più sano e soddisfacente. L’attenzione è posta sui vissuti emotivi, sui pensieri disfunzionali e sulle aspettative che sottostanno ai comportamenti di ciascun partner. L’intervento, pertanto, è di tipo cognitivo, emotivo e comportamentale.
“Ma quanto durerà?”
La psicoterapia di coppia in genere ha una durata breve che può variare dalle otto alle venti sedute. Tale durata può essere variabile e dipende anche dalle problematiche individuali e dalla gravità del conflitto. In alcune circostanze qualche incontro può essere sufficiente a sbloccare la situazione di criticità, in altri casi l’intervento necessita di tempi più lunghi. Le sedute hanno una durata di circa un’ora e possono essere settimanali o quindicinali.
Nelle prime sedute, cosiddette ‘diagnostiche’, si ricostruisce la storia della coppia allo scopo di comprendere i fattori che hanno destabilizzato il rapporto, rotto gli equilibri, e condotto alla attuale situazione di conflittualità. Poi inizia il lavoro terapeutico orientato a comprendere, modificare e superare le problematiche relazionali.
“Dobbiamo venire sempre insieme?”
Nella fase di valutazione iniziale è previsto anche un incontro individuale per ciascun partner.
E infine
“Quando si conclude la terapia?”
La terapia finisce, in genere, quando i membri della coppia sentono di aver trovato le risposte che cercavano. Siano esse una nuova modalità di stare insieme e quindi il ripristino di una nuova sintonia, sia l’accettazione della fine di un rapporto.